Ancora la Storia dell’arte.

Nuove polemiche sulla Storia dell’arte a scuola.

Qualche spunto di riflessione.

Le riflessioni che seguono sono legate alle proteste per il mancato aumento delle ore di Storia dell’arte nella  scuola superiore; la stessa questione, tra l’altro, si è riproposta in altri momenti per l’Educazione civica, la Geografia, il Diritto, la Musica, l’Economia, la Filosofia; e non bisogna dimenticare i Laboratori specifici.

In questi giorni riprendono a girare per il web proteste varie per il mancato aumento delle ore di Storia dell’arte nelle scuole superiori.

Secondo i protestatari, ciò renderebbe i giovani meno sensibili alla difesa patrimonio artistico nazionale, anzi potrebbe – secondo alcuni – addirittura favorire comportamenti incivili (ovviamente sintetizzo).

La questione della Storia dell’arte non può essere ridotta alla “questione Gelmini”, responsabile del taglio, e non può essere risolta con un aumento generalizzato di ore settimanali di lezione (che è apparentemente la soluzione più ovvia): le ore sono poche? Aumentiamole!

Io direi questo.

Premesso che:

  1. la sensibilità per la difesa del patrimonio artistico era scarsa anche prima del taglio delle ore di insegnamento della Storia dell’arte (e non solo tra i giovani, ma anche tra gli adulti);
  1. la conoscenza-difesa del patrimonio artistico dipende da un insieme di interventi formativi-educativi che oggi definiremmo formali, informali e non formali, e la Storia dell’arte è “uno” di questi momenti; e non è detto che le iniziative formali (discipline scolastiche) siano più utili delle esperienze informali o non formali;
  1. i viaggi d’istruzione (comunemente denominati “gita scolastica”) sono uno strumento fondamentale di conoscenza del patrimonio artistico nazionale, ma in molte scuole si fanno più viaggi all’estero che in Italia;
  2. le mostre d’arte sono frequentatissime da un pubblico vario, che non aspetta l’aumento delle ore di Storia dell’arte nelle scuole superiori;
  3. la chiusura dei musei e dei siti archeologici dipende per lo più da interventi sindacali e non dalla cattiva educazione impartita nelle scuole;
  4. l’insegnamento della Storia dell’arte va collocato nell’ambito dei curricoli già esistenti e non può prescindervi;

premesso tutto questo, prima di inserire nuove materie e di appesantire i curricoli, è necessario che si precisi quante ore (di 60 minuti) deve/può stare a scuola uno studente in una settimana; questa premessa è necessaria per capire se sia possibile e/o favorevole inserire altre ore di lezione ed eventualmente al posto di quale altra materia.

Dico questo perché non è possibile prevedere un numero esorbitante di ore di lezione settimanali (magari per poi ridurle a 50 minuti): non è possibile perché non solo è insensato e diseconomico, ma può essere anche dannoso e non avere alcuna relazione con gli obiettivi che vogliamo raggiungere (conoscenza e salvaguardia del patrimonio).

Ricordo che secondo un calcolo di Tuttoscuola, nel 2010 in Italia vi erano milioni (circa 6, se non ricordo male) di ore di lezione pagate e non svolte (per le troppe ore settimanali di lezione, che venivano ridotte a 50 minuti).

Del resto, perché aumentare Storia dell’arte e non Diritto o Geografia o Economia o Musica o Educazione civica? E perché non potenziare i laboratori specifici, abbondantemente tagliati dalla Gelmini?

Ma torniamo sempre là: quante ore settimanali di lezione può fare uno studente, e quante ore di studio a casa?

Aggiungo che è troppo semplice e banale la proposta di eliminare l’insegnamento della Religione, perché si sa che esso non sarà davvero eliminato da nessun governo e da nessun sindacato (a parte le chiacchiere demagogiche, buone per tutti gli usi).

Anche in questo caso, l’impressione è che sotto vi sia un problema di cattedre e di posti di lavoro per gli insegnanti: questione nobile, si intende, ma non riguarda gli studenti e le giovani generazioni e nemmeno il patrimonio artistico.

Una soluzione ci sarebbe (da studiare, ovviamente): si possono ricalibrare alcuni insegnamenti in qualche indirizzo di studi – con rispetto per il monte ore sostenibile – e deve essere introdotta la possibilità di alcune materie opzionali, da svolgere anche con sistema modulare.

Ma questa flessibilità non piace a chi adora il “corpo mistico dell’organico” (come dice Rosario Drago).

Inoltre, in una didattica “per competenze” è possibile recuperare la Storia dell’arte e anche la Storia della musica, visto che la scuola superiore non deve produrre specialisti in una di queste discipline (e nemmeno in Storia o Storia della Letteratura, se è per quello).

Ma certamente questo presuppone un ripensamento complessivo delle didattica e dei curricoli, che in Italia è molto difficile innanzitutto per motivi sindacali (e torniamo al solito problema delle cattedre).

 

Al via l’autovalutazione delle scuole.

Parte il piano di autovalutazione delle scuole.

Autovalutazione scuole. A giugno obiettivi di miglioramento, a luglio RAV pubblico.

I conservatori, fautori di una scuola impiegatizia e dequalificata, continueranno a fare resistenza e a promuovere il boicottaggio, seminando pregiudizi e paventando scenari apocalittici.

Ma è una battaglia di retroguardia, per una scuola autoreferenziale e senza verifiche, dove gli studenti sono solo numeri per creare cattedre (nell’illusione che “buona scuola” significhi più ore di lezione, più materie, più insegnanti, più bidelli ecc. ecc.).

Al contrario, è più saggio inserirsi nel processo di autovalutazione e valutazione esterna, per conoscerlo e migliorarlo anno dopo anno.